Istituto Svizzero di Roma e CLAP organizzano
Giovedì 28 maggio, ore 18.30
con Sergio Bologna, Bruno Cartosio, Fred Lonidier
Discussione e installazione site specific
presso Officine Zero
via Umberto Partini, 20 Roma
Degli anni Trenta, della Grande Depressione dello scorso secolo, si ricordano i fascismi e, nel caso degli Stati Uniti, Roosevelt e il suo New Deal. Nulla si ricorda delle lotte straordinarie che fecero del New Deal una vera discontinuità nella storia del capitalismo, nel senso di una conquistata «democrazia economica». Da San Francisco a Minneapolis, dalla Georgia al Rhode Island, scioperi durati mesi, scontri molto duri con la polizia e la Guardia Nazionale imposero un uso operaio delle politiche rooseveltiane. Dai portuali agli operai tessili, passando per l’automobile, le figure del lavoro che avevano preso congedo dal sindacato (AFL) nei tardi anni Venti lo riconquistarono su un terreno nuovo: senza il CIO (Congress of Industrial Organizations), che nasce nel 1935, non si capisce il New Deal (in particolare il Wagner Act), e viceversa. Decisivo il problema dell’organizzazione sindacale dei non organizzati; decisiva l’emersione di nuove pratiche di lotta; decisiva la capacità di trasformare il conflitto di classe in nuove istituzioni politiche e sociali.
È passato quasi un secolo da allora e nel mondo insiste la crisi del capitalismo neoliberale. All’orizzonte si cronicizza e si estende globalmente una violenta «accumulazione originaria», fatta di impoverimento, attacco ai salari, disoccupazione di massa, spossessamento e privatizzazioni (del welfare, dei commons, ecc.). Il sindacato italiano, in modo non dissimile dall’AFL, giace morente all’angolo, quando non partecipa direttamente all’interesse di impresa. «Organizzare i non organizzati», come negli Stati Uniti degli anni Trenta, è tutt’altro che uno slogan ideologico. Slogan attualissimo, impegna chi ritiene la trasformazione un processo, fatto di salti indubbiamente, ma anche di quotidiana tutela dei nuovi poveri, del lavoro senza diritti, dei disoccupati.
Gli USA della Grande Depressione dunque saranno al centro del dibattito e dello scavo genealogico, con uno sguardo rivolto tanto alle pratiche di lotta e di organizzazione quanto alla produzione artistica e all’immaginario che attraversarono il conflitto di classe di quel decennio.
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La giornata si inserisce all’interno dell’evento/mostra di Fred Lonidier dal titolo Strike