Dal 2017, l’8 marzo è diventato sciopero globale femminista contro la violenza e le discriminazioni di genere. Da allora, il mondo tutto si è mobilitato (oltre 50 paesi), cogliendo della barbarie che uccide e ferisce il corpo femminile, della boria omofoba, la genesi storica e sistemica: come accadde agli albori della modernità, la creazione del valore economico pretende una precisa divisione sessuale del lavoro, che le donne stiano al loro posto.
Ma c’è di più: impiego precario, compressione dei salari, distruzione del welfare (sanità, istruzione, previdenza) generalizzano il ricatto, che sulle donne pesa doppiamente, al lavoro come tra le mura domestiche. Alcuni numeri, relativi all’Italia, ci aiutano a capire: l’occupazione femminile è al 49,7%, -18,3 punti % di quella maschile (ISTAT, 2019); il differenziale salariale di genere complessivo al 43,7% (Comm. Europea, 2018); 2 milioni e 472mila sono le donne in povertà assoluta e oltre 4 milioni quelle in povertà relativa (ISTAT, 2018); 1 milione e 404mila donne, nel corso della loro vita lavorativa, hanno subito molestie fisiche o ricatti sessuali sul posto di lavoro (ISTAT, 2016).
Per il terzo anno, le Camere del Lavoro Autonomo e Precario hanno raccolto, al pari dei sindacati di base, l’appello di Non una di meno, aderendo allo sciopero generale (dai sindacati di base proclamato). E animeranno lo sciopero in tutte le aziende dove sono presenti (vedi sotto i link alle adesioni). Lì dove più insiste la precarietà, dalla Sanità alla Pubblica Amministrazione, alle Cooperative sociali, e dove decisivo è il protagonismo delle donne, nel lavoro quanto nelle lotte. Si tratta di lavoro qualificato ma, nello stesso tempo, impoverito e frammentato – dunque indebolito – dai processi di esternalizzazione che avanzano incessanti da decenni. Non c’è servizio pubblico essenziale, ormai, che non passi per l’interposizione illecita di una Coop o di una società di Stato. O ancora, come accade nella Sanità, attraverso l’accreditamento pubblico delle aziende private: denari di tutti, profitti di pochi, niente diritti per chi lavora.
Mettendo al centro il programma e gli obiettivi di Non una di meno, che combattono la violenza e le discriminazioni di genere attraverso la pretesa di salario minimo europeo, welfare universale e reddito di autodeterminazione, e ovviamente rifiutando il Jobs Act, le Camere del Lavoro Autonomo e Precario contribuiranno allo sciopero e alle mobilitazioni della mattina – sotto il Ministero della Salute (Lungotevere Ripa) alle ore 9 e sotto il Ministero del Lavoro/Sviluppo Economico (via Molise) alle 10:30 – con slogan chiari:
Basta precarietà di Stato, basta esternalizzazioni!
A parità di mansioni e responsabilità, parità di contratto, diritti, retribuzioni!
Nel pomeriggio, ore 17 piazza Vittorio, il corteo.
CLAP – Camere del Lavoro Autonomo e Precario
Leggi il Vademecum sullo sciopero a cura di Non una di meno
A seguire le adesioni delle CLAP allo sciopero:
Agape Cooperativa Sociale Onlus (Pisa)
Casa di Cura “Villa delle Querce” di Nemi
Comunità Capodarco di Roma Onlus
Seriana 2000 Società Cooperativa Sociale