[Visto il forte aumento dei contagi, e le ultime indicazioni normative, il dibattito del 25.10 sullo smart working si svolgerà online e sarà visibile sulla pagina Facebook delle CLAP e DINAMOpress]
Torna il Festival delle Camere del Lavoro Autonomo e Precario, la sua terza edizione.
Intanto il mondo è cambiato: la pandemia uccide senza sosta da quasi un anno; alla crisi sanitaria si è accompagnata quella economica, con il «cataclisma occupazionale» che sta colpendo in particolare, neanche a dirlo, il lavoro precario. Giovani, donne, migranti: su di loro si era già accanita la crisi finanziaria del 2008 e quella – in prevalenza europea – dei debiti sovrani, nel 2012; sono loro che, a partire dal lockdown, hanno in tante e tanti perso il lavoro – spesso a termine o in nero, sempre pagato poco, per la maggior parte senza diritti. Ed è contro i disoccupati che infuria la violenza delle classi dirigenti, con la mannaia moralizzatrice che nel disoccupato vede un colpevole, ben che vada un parassita.
Intanto le Camere del Lavoro Autonomo e Precario sono cambiate. Le tante battaglie che si sono susseguite negli anni, dalla Sanità alle Società in house dei Ministeri, hanno reso possibile un’estensione organizzativa e territoriale importante, decisiva per far fronte alle sfide che il COVID-19 sta imponendo. Fare sindacato, oggi più che mai, significa tutelare il lavoro che tutele non ne ha, pretendere ovunque salari dignitosi, conquistare un welfare effettivamente universale. Ma vuol dire anche comprendere il disagio che attraversa la società tutta, e che dunque segna il lavoro vivo in generale. Didattica a distanza e smart working hanno completamente sconvolto la nostra vita, appesantendo ulteriormente le donne, sulle quali continua a gravare il lavoro di cura e domestico. La consueta frammentazione degli ammortizzatori sociali, le misure una tantum previste dalla decretazione economica d’urgenza, hanno visto escluse le figure più fragili. Ora che si torna a scuola e in ufficio, mentre tutto segnala che presto esploderà una seconda ondata di contagi, difendere la salute di chi lavora sarà obiettivo prioritario.
Intanto l’Europa è cambiata. Causa l’inedita crisi economica e occupazionale, finalmente si sta affermando una politica fiscale comunitaria. 209 miliardi, tra prestiti a fondo perduto o con tassi agevolati, arriveranno in Italia nei prossimi anni. Consentendo per la prima volta dall’ingresso nell’euro politiche pubbliche espansive, dalla digitalizzazione alla conversione ecologica, ma soprattutto il rilancio delle istituzioni del welfare: istruzione, sanità, previdenza. Fare sindacato oggi, allora, significa battersi per il potenziamento della pubblica amministrazione, per la stabilizzazione dei precari e per l’internalizzazione di chi lavora in regime di esternalizzazioni. Saranno ben spese, le risorse europee, se cancelleranno la piaga del lavoro pubblico senza tutele, di quello in appalto e mal pagato; nello stesso tempo, se rafforzeranno il Reddito di Cittadinanza, estendendo la platea dei beneficiari ed eliminando la condizionalità, l’impianto familistico, la discriminante razzista.
Cambia allora anche il Festival. Sarà itinerante, coinvolgerà cioè le quattro sedi che, a Roma e presso Genzano, articoleranno l’intervento sindacale e mutualistico delle Camere del Lavoro Autonomo e Precario. Durerà un mese, quattro saranno i principali momenti di dibattito, che saranno accompagnati da eventi artistici (ovviamente nel rispetto del distanziamento e delle regole anti-contagio). Si comincerà giovedì 8 ottobre, ore 18 presso l’Atelier autogestito Esc (San Lorenzo), affrontando un tema decisivo quanto rimosso: la democrazia sindacale e dunque la piena e sostanziale applicazione dei diritti costituzionali. Il confronto, che si concentrerà in prima battuta sulla generale crisi della rappresentanza, sindacale quanto politica, vedrà protagonisti giuristi e parlamentari della maggioranza di Governo, ovviamente sollecitati da alcuni delegati delle CLAP. Il 16 ottobre, presso il Giardino Popolare di Genzano e sempre alle 18, la discussione riguarderà la sanità pubblica, con il contributo della Regione Lazio e ovviamente delle/degli operatori del settore. Il 25 ottobre, presso il Casale Garibaldi (Casilino 23) alle 17, sarà occasione preziosa per dibattere di smart working e del lavoro delle donne, a partire dalle voci delle lavoratrici nostre iscritte e impiegate nella Pubblica Amministrazione, nelle Società in house, nella Sanità. Il 6 novembre alle 18, presso il Laboratorio autogestito Acrobax, con lo sguardo attento alla vertenza delle lavoratrici e dei lavoratori dello Spettacolo, si parlerà di Reddito di Cittadinanza, sollecitando in merito la Regione Lazio e il Basic Income Network. A seguire, sinossi e programma del dibattito dell’8 ottobre. Tra breve, il programma completo.
Il mondo cambia, le Camere del Lavoro Autonomo e Precario si fanno in quattro. Partecipa alla terza edizione del Festival CLAP and GO, sostieni e diffondi il sindacalismo sociale. Solidarity for ever!
Diritti del lavoro e democrazia sindacale nella crisi della globalizzazione
Giovedì 8 ottobre, ore 18 presso Esc (via dei Volsci 159)
Il 20 e il 21 settembre, il referendum popolare ha approvato in via definitiva la riduzione del numero dei parlamentari. La polemica contro la «casta», d’altronde, da almeno un decennio va per la maggiore. Molto rumore per nulla, verrebbe da dire. Da decenni in Italia, e non solo, le forme della rappresentanza politica sono in profonda crisi: sono i poteri economici transnazionali, e non i parlamenti, a prendere le decisioni che contano. Crisi, quella della rappresentanza, che contrariamente a ciò che si pensa non riguarda esclusivamente la politica, ma assai di più le organizzazioni sindacali.
In Italia, dove i sindacati confederali sono i soli da Confindustria e da buona parte della politica autorizzati a negoziare, un’intera generazione di lavoratori non ha tessera sindacale in tasca, non partecipa alle decisioni che condizionano radicalmente la sua vita – retribuzioni, tempi di lavoro, salute, ecc. Sempre più spesso, infatti, le suddette organizzazioni impediscono le elezioni delle Rappresentanze Sindacali Unitarie (RSU), mentre le associazioni datoriali escludono dai tavoli negoziali i delegati delle organizzazioni non firmatarie dei Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro (CCNL). Quando le elezioni vengono indette, per i lavoratori precari, parasubordinati o somministrati, in nero o in grigio, che sono quasi sempre giovani, donne e migranti, non cambia nulla: non hanno diritto di partecipazione (passiva quanto attiva). Quando pure lo hanno, come per esempio le lavoratrici e i lavoratori con contratti a tempo determinato (superiore a 6 mesi), essendo fortemente ricattabili lo esercitano con fatica.
Ci domandiamo allora: è possibile la democrazia politica senza una solida ed espansiva democrazia sindacale? E ancora: come garantire diritti e rappresentanza sindacale al lavoro precario?
Ne discutiamo con:
Stefano Fassina (Deputato LeU, Commissione Bilancio), Carlo Ferrajoli (giurista, costituzionalista), Nicola Fratoianni (Deputato Sinistra Italiana, Commissione Cultura/Istruzione), Chiara Gribaudo (Deputata PD, Commissione Lavoro), Carlo Guglielmi (giurista e avvocato del lavoro).
La nostra salute non è (più) in vendita!
Venerdì 16 ottobre, ore 18 presso il Giardino Popolare di Genzano (via Italo Belardi 48)
Lo smart working non è solo lavoro intelligente e sostenibile. La parola alle lavoratrici e ai lavoratori
Domenica 25 ottobre, ore 17
Visto il forte aumento dei contagi, e le ultime indicazioni normative, il dibattito si svolgerà su Zoom e sarà visibile sulle pagine Facebook delle CLAP e di DINAMOpress.
Mai come in questi mesi, sollecitato dalle misure imposte per fronteggiare la crisi pandemica, si è sviluppato un dibattito fortemente polarizzato sullo smart working nel nostro Paese.
Dietro le retoriche del lavoro agile, del benessere, della resilienza e della sostenibilità si cela, neanche troppo velatamente, un’idea precisa di riorganizzazione del lavoro, della sua regolazione, controllo e disciplinamento.
L’innovazione, anche tecnologica, nella riconfigurazione già in atto delle città, delle forme dell’abitare e della mobilità, dei servizi alle imprese, mette in tensione le categorie stesse di lavoro, tempo, spazio. Categorie niente affatto neutrali, ben chiare nell’elaborazione della critica femminista che, da tempo sta ragionando sull’analisi delle molteplici forme del lavoro. Lo smart working, infatti, non è uguale per tutte e tutti; ne va problematizzata la natura, anche nell’intersezione di genere, classe, razza e contesti di vita.
Enfatizzando la commistione/confusione tra tempi (e spazi) di erogazione delle prestazioni con quelli di vita, si presenta come un “lavoro senza fine”, concentrato nella dimensione domestica; un processo radicale di virtualizzazione in cui anche le occasioni di socialità e di relazione sono di fatto individualizzate.
Riprendere la parola come lavoratrici e lavoratori, rappresenta la premessa per non subire passivamente questo processo di trasformazione, agirne i punti di forza in termini di libertà senza svendere il surplus di produttività ormai acclarato per le aziende e le pubbliche amministrazioni.
Ne discutiamo con:
Chiara Saraceno (sociologa), Annamaria Parente (Presidente della Commissione permanente Igiene e Sanità del Senato), Lidia Baratta (giornalista, Linkiesta), Giuseppe Bronzini (giurista, Capo dell’Ufficio Legislativo del Ministero del Lavoro); lavoratrici della Pubblica Amministrazione e delle Società in house, della Scuola, dell’Università e della Ricerca, della Sanità, del settore privato.
Dalla precarietà del lavoro dello spettacolo al diritto al reddito universale
Venerdì 6 novembre ore 18
Visto il forte aumento dei contagi, e le ultime indicazioni normative, il dibattito si svolgerà su Zoom e sarà visibile sulle pagine Facebook delle CLAP, dei Lavoratori Spettacolo Roma, di DINAMOpress.
Il mondo dello spettacolo dal vivo è stato uno dei settori maggiormente colpito dal lockdown e dalla pandemia: non solo i mesi di chiusura totale, ma anche la “falsa ripartenza” di queste ultime settimane – come è stata definita dalle lavoratrici e dai lavoratori del settore – sta portando alla luce condizioni disastrose che hanno radici ben più antiche dell’emergenza COVID-19.
Salari da fame, mancanza di tutele e diritti, frammentazione contrattuale, interposizione illecita di manodopera da parte delle cooperative, welfare assente o inadeguato, oltre alla necessità di immaginare una nuova previdenza: quando parliamo dell’emergenza del mondo della cultura e dello spettacolo dobbiamo confrontarci con problemi strutturali e radicati, che il settore assume in modo paradigmatico, ma che, nella realtà, condivide con le molteplici forme e figure del lavoro contemporaneo.
La chiusura e le norme anti-COVID, se da una parte hanno acuito la gravità di questa situazione, dall’altra hanno spinto centinaia di lavoratrici e lavoratori a organizzarsi attorno a una serie di rivendicazioni, tra cui, centrale, quella del reddito.
Che cosa significa, in un settore strutturalmente intermittente, rivendicare un incondizionato sostegno al reddito? E’ possibile riconoscere in controluce gli elementi che accomunano la precarietà del mondo dello spettacolo alle mille altre forme di sfruttamento presenti nel mercato del lavoro? Come si può avanzare, oggi, a partire da uno stravolgimento epocale del mondo del lavoro, la rivendicazione di uno strumento che permetta di non accettare passivamente il lavoro sottopagato, la mancanza di diritti, la sottrazione di salario diretto e indiretto?
Questi sono i temi attorno ai quali vorremmo ragionare con i protagonisti delle mobilitazioni del settore e con tutti gli altri segmenti della precarietà che continuano a vedere nel reddito di base una rivendicazione centrale, soprattutto in una fase in cui il dibattito pubblico dipinge il percettore di reddito come parassita e fannullone.
Ne discutiamo con:
Marta Bonafoni (Consigliera regionale Lista Civica Zingaretti), Roberto Ciccarelli (giornalista de il manifesto), Andrea Fumagalli (economista, BIN Italia), Roberta Lombardi (Consigliera regionale M5S).
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