Di Scott Cooper
Un membro del Buffalo Starbuks Workers Organizing Committee ha scritto in un tweet di lunedì mattina (14 febbraio, n.d.r.) che Starbuks “ha finalmente lanciato un sito antisindacale tutto suo”, consigliando alle persone “di divertirsi a visitarlo”. È pieno zeppo della retorica del “siamo tutti una grande famiglia” che Starbucks sta usando da quando il movimento per la sindacalizzazione del personale si sta espandendo in tutto il Paese, retorica che mira a mascherare l’attacco che la compagnia sta sferrando ai lavoratori, definendoli peraltro “colleghi”. Non tutti i dirigenti stanno usando questa politica del bastone e della carota, ma Starbucks ha lanciato il suo sito “friendly” solo pochi giorni dopo aver licenziato 7 dipendenti sindacalizzati dai suoi negozi di Memphis – quasi tutto il nucleo sindacale – per aver presumibilmente violato le norme in materia di sicurezza.
Leggendo la sezione FAQ del sito si potrebbe pensare che Starbuks voglia aiutare i suoi dipendenti a prendere delle decisioni informate. Ma cosa significano veramente le risposte a queste domande?
Le FAQ iniziano con le ragioni per cui Starbucks vuole dare queste informazioni. Il motivo è semplice: i lavoratori “ascoltano i sindacalisti” e i padroni si lamentano del fatto che dovrebbero ascoltare anche loro. Invitano i lavoratori ad avere “tutte le informazioni” sull’importante decisione di sindacalizzarsi. “Vogliamo che siano rispettati i diritti di tutti i colleghi”. Forse dovrebbero dire la stessa cosa ai licenziati di Memphis.
Non ci si mette molto a raggiungere una risposta ben più provocatoria. La seconda nella lista è “Cosa posso fare se un collega insiste sul fatto che dovrei supportare un sindacato?” Sì, dice Starbucks, questo può risultare “fastidioso” se avete già detto che “non ne volete sapere più niente”, ma è ancora una comunicazione protetta dalla legge. Mostrate “gentilezza e rispetto”, implorano i padroni, subito prima di incoraggiare i dipendenti a screditare questi colleghi con i manager e di fornire un numero di telefono di “guida e supporto confidenziale” a livello aziendale.
Un’altra FAQ parla di cosa può fare l’azienda per aiutare quei lavoratori “che hanno detto che lasceranno l’azienda se dovesse entrare il sindacato” – una prospettiva piuttosto strana. I padroni alzano le mani, rispondendo che “quello che possiamo fare è fornire fatti e opzioni a disposizione affinché ogni collega possa riuscire a prendere una decisione informata”.
Ma tutto ciò nasconde quello che l’azienda sta facendo. Proprio come a Memphis, l’azienda sta usando altri metodi per mostrare la propria versione di “gentilezza e rispetto”. Nel punto vendita di Hyde Park, Chicago, i padroni hanno usato il servizio di messaggistica d’emergenza, pensato solamente per comunicare condizioni meteorologiche estreme o altri pericoli, per incoraggiare i dipendenti a votare contro l’introduzione del sindacato.
E lo scorso giugno, una Commissione Nazionale per le Relazioni Industriali, Administrative Law Judge (ALJ) ha sentenziato che Starbucks si è illegalmente vendicata contro due baristi di Philadelphia che hanno provato a sindacalizzare il loro posto di lavoro. La ALJ ha accertato che Starbucks ha costantemente monitorato le loro attività pubbliche sui social media al fine di valutare il supporto dei dipendenti verso le loro azioni, e ha spiato illegalmente delle conversazioni protette che uno dei due baristi ha avviato con i colleghi. Infine l’azienda si è vendicata sui due dipendenti licenziandoli, per reprimere il tentativo di organizzazione sindacale. A Starbucks è stato quindi intimato di smettere di interferire con il diritto dei lavoratori di organizzarsi sindacalmente, un messaggio che, così come hanno fatto tutti i capi già da prima, è stato ignorato o aggirato.
Il pronunciamento della Commissione è stato uno dei rari casi in cui il Governo ha provato ad intervenire per rafforzare la scarna legislazione a difesa dei lavoratori. Come ha scritto Human Right Watch, “la Commissione è autorizzata ad interrompere queste pratiche scorrette ma raramente lo fa”. Quelli che sono chiamati “eccessivi ritardi (nell’azione, n.d.r.)” finiscono per rendere gli strumenti di contrasto alla violazione del diritto del lavoro, già molto deboli, virtualmente senza significato alcuno”.
Molte delle FAQ immaginano cosa succederebbe nei negozi di Starbucks se il sindacato riuscisse ad affermarsi. Qui troviamo tutto l’armamentario capitalista classico contro la sindacalizzazione, nella forma di rappresentazioni sbagliate, mezze verità e menzogne vere e proprie con lo scopo di convincere i lavoratori sottopagati che il sindacato avrebbe un effetto avverso sulla loro situazione economica.
Certamente non manca il caro vecchio attacco alle trattenute sindacali. “I sindacati si finanziano con le trattenute, che potreste dover pagare settimanalmente o mensilmente. I sindacati usano queste quote per pagare i loro dirigenti, gli stipendi dello staff e altre spese. Workers United (l’associazione sindacale che sta conducendo la campagna di sindacalizzazione) potrebbe chiedervi di continuare a pagare le trattenute per permettervi di continuare a lavorare nel vostro negozio e ogni quota che raccoglie dai vostri stipendi rimane a loro, non va ai vostri colleghi.
Messa così fa apparire il sindacato come una macchina da soldi, con il solo scopo di prendere dai lavoratori parte dei loro soldi guadagnati col duro lavoro senza dare nulla in cambio. Pagate le vostre trattenute, “colleghi”, o il sindacato vi farà perdere il vostro lavoro.
Tutto ciò ovviamente non sminuisce l’esigenza per la classe lavoratrice di fronteggiare le burocrazie sindacali che sono diventate alleate dei padroni attraverso il loro approccio corporativo alla lotta e, più e più volte, tradendo la loro base attraverso il depotenziamento o addirittura il rifiuto del ricorso alle armi più potenti che i lavoratori hanno per fronteggiare i datori, in particolare lo sciopero. Tuttavia, studi dimostrano che il solo essere membro di una associazione sindacale e il pagamento della trattenuta garantiscono significativi premi sugli stipendi e benefit. L’Ufficio Statistico del Lavoro, un ente governativo, in un report di fine gennaio afferma che mediamente i lavoratori sindacalizzati negli USA guadagnano il 17% in più a settimana rispetto ai lavoratori non sindacalizzati, in tutti i settori lavorativi (altre ricerche individuano questa percentuale intorno al 20 o 30 percento, a seconda del settore). E far parte di un sindacato è sinonimo di grandi vantaggi: ad esempio, più del 90% dei lavoratori sindacalizzati ha una copertura sanitaria legata al lavoro, percentuale che è molto, molto più bassa tra i non-sindacalizzati. I lavoratori sindacalizzati hanno anche molte più possibilità di avere garantita la pensione e altri servizi ad essa legati.
E, inoltre, i sindacati proteggono i lavoratori da comportamenti vendicativi come quelli di Starbucks.
Le FAQ affermano che votare per l’ingresso di un sindacato “non cambierà automaticamente le vostre paghe e i vostri benefit o il nostro operato”, solo il fatto che i negoziatori del sindacato avranno “il diritto di chiedere dei cambiamenti. L’azienda dovrà essere d’accordo perché ci siano questi cambiamenti in fase di negoziazione”. Tutto questo è vero. Quello che non viene detto è però che il sindacato permette ai lavoratori di fare contrattazione collettiva, rafforzando la loro capacità di ottenere aumenti e benefit.
“Big Bill” Haywood, uno dei fondatori dell’Industrial Workers of the World ha usato la famosa metafora del “pugno chiuso” durante lo Sciopero della Seta di Paterson nel 1913 per descrivere il sindacato come qualcosa di più della somma delle sue parti – un lavoratore da solo è solo un “dito”.
Ovviamente Starbuck non fa menzione alcuna – non che ce lo aspettassimo – della maggiore forza che i lavoratori sindacalizzati acquisiscono insieme. Al contrario il colosso del caffè presenta solamente una lista delle presunte cose che i lavoratori perderebbero.
Il sindacato, dice Starbucks, diventerebbe “il solo rappresentante in fase di contrattazione” e i lavoratori si dovrebbero “affidare al fatto che il sindacato parli per loro su questioni importanti” – insinuando che i dirigenti ascolterebbero serenamente le richieste individuali dei lavoratori se questi si comportassero bene e chiedessero gentilmente. Può sembrare ridicolo ma simili schifezze sono le cose principali che vengono dette ai lavoratori da chi conduce campagne antisindacali. Catene come Target o WalMart hanno usato argomentazioni simili nella loro propaganda antisindacale.
Le FAQ si concludono con la promessa di Starbucks di “seguire al 100%” le indicazioni della Commissione. Questo in risposta a una domanda che chiede se Starbucks firmerà i “Principi per le giuste elezioni” stilate da Workers United. In altre parole, no. Ma c’è una spiegazione del perché l’azienda abbia assoldato Littler Mendelson, il più grande studio di avvocati antisindacali negli Stati Uniti. “Vogliamo essere sicuri che tutto quello che diciamo e facciamo sia lecito e, cosa più importante, che i diritti dei nostri colleghi siano rispettati. Perché ciò avvenga dobbiamo essere adeguatamente rappresentati e supportati da un consulente legale”.
L’idea che tutto ciò sia a favore dei “diritti dei nostri colleghi” farebbe anche ridere, se solo la storia di Little Mendelson e di altri studi legali di quella risma non fosse così sordida.
In poche parole, il nuovo sito antisindacale di Starbucks è un mezzo per intorbidire le acque, diffondere falsità e incunearsi tra i sindacalisti e i lavoratori sfruttati nei quasi 6,500 punti vendita dell’azienda negli Stati Uniti. I sindacati sono strumenti potenti nelle mani dei lavoratori, armi che potenzialmente possono strappare concessioni ai padroni e contrastare il tentativo continuo delle aziende di aumentare i propri profitti tenendo bassi i salari e scarni i benefit. Lavoratori sindacalizzati assicurano paghe più alte, maggiori benefit e più possibilità di parola sulle proprie condizioni lavorative.
Niente spaventa i padroni come dover sacrificare i propri profitti per il benessere dei propri dipendenti. A Starbucks i lavoratori non sono altro che meri ingranaggi nella ruota dello sfruttamento, nonostante l’azienda li chiami “colleghi” in pubblico. Ma sappiamo bene quali sono le parole che i padroni usano tra le mura delle proprie aziende.
Articolo originale apparso sul portale Left Voice il 15/02/2022, traduzione a cura di Emanuele De Luca ed Elisa Gigliarelli