Abbiamo deciso di essere presenti nella giornata di sciopero del 17 novembre, perché convinti della necessità di lavorare per allargare gli spazi di opposizione contro questo governo e la sciagurata legge di bilancio in discussione in questi giorni, e di mettere a disposizione di lavoratrici e lavoratori momenti in grado di accumulare forza e rilanciare le proprie battaglie.
Con la proposta di legge di bilancio il governo ha deliberatamente deciso di ridurre le risorse pubbliche per il welfare. Meloni ha dichiarato che la manovra prevede «il più alto investimento mai previsto per la sanità», ma in realtà il governo intende semplicemente abbattere le liste di attesa per le prestazioni sanitarie consentendo alle regioni di pagare un maggior numero di visite nelle strutture convenzionate, ovviamente a spese del bilancio pubblico. Si prosegue dunque con lo smantellamento dei servizi pubblici, sostituiti dal mercato privato laddove i primi non riescono a soddisfare standard qualitativi minimi.
Sono stati allocati appena 5 miliardi per il rinnovo dei contratti della P.A, per altro attraverso un taglio alle aliquote di rendimento delle pensioni di molti dipendenti degli enti locali, della sanità e delle scuole primarie. Risorse drammaticamente insufficienti per stare al passo con inflazione e perdita di potere d’acquisto e, in ogni caso, inadeguate a reclutare nuovo personale, che sarebbe quanto mai necessario per migliorare complessivamente la qualità dei servizi.
Pensiamo quindi sia necessario esserci a partire
Siamo convinti che sia necessario rivendicare salari degni, l’introduzione di un salario minimo legale e il rafforzamento del welfare state contro la crisi bellica, così come opporsi all’aumento delle spese militari, anch’esso previsto dalla bozza di legge di bilancio e comunque in atto da anni. Lo riteniamo punto fondamentale e inaggirabile perché crediamo fermamente nella pace e ci discostiamo con fermezza da chi, in modo sconsiderato, soffia sui conflitti in corso alimentando i venti di guerra e l’escalation. Ci organizzeremo, infine, per chi non può scioperare, per dar voce a tutte e tutti gli inorganizzabili, i senza diritti, a chi lavora a nero, a chi fa turni massacranti con paghe da fame, spesso garantite da contratti nazionali con minimi tabellari ben al di sotto del livello di sussistenza.