È passato quasi un anno da quando il Presidente Temussi ha concretizzato la volontà di riorganizzare l’agenzia, attraverso la deliberazione del CdA del 31 luglio 2023 a cui è seguita l’approvazione del MLPS. Un processo che fin da allora è stato segnato da un forte accentramento delle decisioni. Il quadro purtroppo non è migliorato con la Presidente Nicastro, anzi assistiamo ad una ostinata volontà di escludere la comunità professionale da ogni reale coinvolgimento. Questo vale tanto per la progettazione esecutiva quanto per l’organizzazione dei team di lavoro.
Nonostante le nostre richieste di adottare una metodologia partecipativa, almeno nella definizione della progettazione esecutiva, a oggi registriamo l’assenza di qualsiasi tipo di condivisione. Un metodo di gestione che al momento, vista la mancanza di circolarità delle informazioni e di valorizzazione delle competenze, sta aggravando il clima di malessere organizzativo, già certificato dall’indagine sullo stress da lavoro correlato.
Dall’Ordine di Servizio del 29 marzo 2024, in cui sono state costituite le Aree di Produzione e di Supporto ed è stata disposta l’allocazione temporanea del personale, i dipendenti sono stati posti in uno stato di attesa permanente, che incide sulla continuità e sulla qualità del lavoro, escludendo la possibilità di progettare le future attività sia nella sede centrale che nei territori.
Fin ora abbiamo visto in atto esclusivamente un disegno organizzativo che ha avuto solo l’effetto di disorganizzare ulteriormente l’agenzia. L’opacità con cui si sta gestendo questa ennesima transizione ci preoccupa fortemente per le conseguenze che ha e potrà avere sulla comunità professionale. Una gestione del cambiamento che fa leva esclusivamente sull’accentramento delle decisioni, sull’opacizzazione dei processi, sull’assenza di partecipazione, difficilmente potrà produrre risultati apprezzabili. Tutto ciò a maggior ragione in una comunità professionale già segnata negli ultimi anni da impasse gestionale, incertezza e preoccupazione. Se questo modello di gestione non dovesse caratterizzare esclusivamente l’attuale fase di transizione, ci troveremo di fronte a conseguenze ben più preoccupanti. La verità è che ci sarebbe stato bisogno di una discontinuità con le precedenti gestioni e non di una ulteriore torsione autoritaria.
Auspichiamo si concluda presto questa interminabile fase in cui l’attenzione del vertice aziendale sembra puntata esclusivamente sulla distribuzione di micropoteri e non al ripensamento strategico del modello organizzativo. Serve un radicale cambio di passo in grado di mettere al centro i contenuti del nostro lavoro allo scopo di contrastare le disuguaglianze e gli squilibri che ancora fortemente caratterizzano il mercato del lavoro italiano.
RSA CLAP Sviluppo Lavoro Italia