Dopo due anni, quattro PEC, una lettera firmata da 80 lavoratrici e lavoratori, due scioperi, la Commissione Sinodale della Diaconia – finalmente – sembra accorgersi, oggi per la prima volta e per mezzo di un comunicato che si guarda bene dal chiamarci per nome, che al suo interno c’è un processo di sindacalizzazione dal basso che va oltre i rapporti sindacali a lei graditi. Il quale, evidentemente, si è dato proprio perché molte e molti dipendenti trovano gli stessi gravemente insufficienti in rapporto ai loro interessi, come dimostra l’ampio consenso ricevuto dalla lettera fortemente critica in merito al recente percorso di rinnovo del contratto nazionale.
Ci rammarica che ciò sia avvenuto soltanto a seguito dei gravissimi eventi che hanno coinvolto una nostra iscritta, Marta, e del conseguente sciopero da noi organizzato, mentre in tutte le precedenti e ripetute richieste di dialogo non siamo stati degni nemmeno di una singola risposta mail. Un comportamento che stride, nella sostanza, con il dichiarato “pieno esercizio dei diritti sindacali”, laddove si rifiuta anche il confronto più basilare con chi a più riprese ha chiesto semplicemente di presentarsi, avviare un dialogo, riconoscersi reciprocamente.
Ci rammarica altresì che dinanzi ad uno sciopero che ha visto la partecipazione di decine di colleghi e la solidarietà di altre realtà del terzo settore e del lavoro autorganizzato come la GKN, l’unica replica è un’ulteriore negazione di un confronto di merito – come d’altronde già ribadito dal dott. Barbanotti in sede di conciliazione – e la semplice quanto comune in ambito datoriale denuncia di “inesattezze”, “strumentalizzazioni” e “ingiustificati attacchi”.
Tuttavia, ci teniamo ad avanzare alcune precisazioni, per amor di verità e perché riteniamo un’accusa molto grave quella di affermare il falso:
1) In nessun post o comunicato delle CLAP, sui nostri profili o condiviso da altre/i, si è mai parlato di licenziamento della lavoratrice, ma sempre di mancato rinnovo;
2) Se, come oggi sostiene la Commissione, il mancato rinnovo non è avvenuto per ragioni etiche o disciplinari – e non abbiamo alcun motivo per dubitarne visto che la lavoratrice in questione non ha mai avuto contestazioni di alcun genere a riguardo, dunque tali ragioni non sussistono – perché quando convocata per comunicarle la decisione così le è stato detto?
Come mai si arriva a scadenza, laddove il progetto in cui è impiegata invece prosegue e il riconoscimento delle sue competenze professionali è stato confermato e sottolineato in quella stessa sede?
Non è per mancanza di competenza, non è per il venir meno della necessità di quel profilo, ora scopriamo che non è per ragioni disciplinari. Resta inalterata la domanda che Marta, come noi tutti, si ripete da circa un mese: e allora quale sarebbe questo motivo? Perché in assenza di una risposta permane il ragionevole dubbio che in realtà si tratti di una misura ritorsiva per l’attività sindacale che Marta svolgeva e di cui infastidisce evidentemente l’anomalia, l’essere fuori e il porre in discussione quel rassicurante quadro a cui la Commissione è abituata. Noi ribadiamo che la questione di Marta non è una questione meramente individuale e dunque su questo torniamo a chiedere un incontro urgente che possa ripristinare quel dialogo finora tenacemente negato.
3) Come CLAP abbiamo costantemente indicato la nostra volontà di istruire un percorso volto a regolarizzare le relazioni sindacali con la CSD, come già fatto in numerose altre realtà lavorative dove già ci troviamo. L’abbiamo sostenuto nelle nostre iniziative, scritto ufficialmente nelle comunicazioni inviate, caldeggiando l’indizione di elezioni RSU e aprendo anche alla sottoscrizione per adesione del CCNL, proprio a voler sottolineare la nostra disponibilità a costruire, attraverso un percorso, quel necessario quadro condiviso. Abbiamo a più riprese chiesto un incontro, anche solo di reciproca conoscenza.
A questa disponibilità non è corrisposta nemmeno una risposta negativa, nemmeno un diniego di cortesia, ma un costante e prolungato silenzio. È questo che la Commissione intende per “pieno esercizio dei diritti sindacali”? Ignorare oltre ogni ragionevolezza chi si colloca fuori dal quadro gradito al datore? O forse per “serrato e complesso confronto” intende una trattativa portata avanti facendo assemblee sindacali aziendali in una sola regione, ad eccezion fatta di quelle confermative?
Ma non viene in mente che se oggi le CLAP hanno alcune decine di iscritti nei servizi della CSD ciò deriva proprio da una domanda di maggiore democrazia sul luogo di lavoro a cui oggi la Commissione risponde con un’ulteriore chiusura a riccio?
Come già fatto nelle comunicazioni PEC inviate in data 20/01/23, 15/05/23, 03/07/23, 28/02/24 ribadiamo l’assoluta urgenza di aprire un dialogo da noi a lungo ricercato e finora rifiutato da CSD, così come la necessità di fornire delle risposte a Marta e all’organizzazione che in questi due anni ha contribuito a costruire in merito ad un mancato rinnovo che – ad oggi, venute meno le ragioni disciplinari – non trova alcuna motivazione.
Da parte nostra proseguiremo lo stato di agitazione, in particolare in vista dell’importante appuntamento del Sinodo del mese prossimo. Lottiamo per mille – Nessun@ resta indietro
Roma, 26/07/2024
CLAP – Camere del Lavoro Autonomo e Precario
Il nostro Comunicato stampa è stato ripreso da Nev.it – Notizie evangeliche