Prendi un’azienda, spolpala; aprine altre altrove, magari cambiando nome. Quando il fallimento è imminente, fai finta di nulla. Quando il fallimento arriva, svignatela. Una storia (maledettamente) italiana. Succede a Roma, in piazza Pio XI, a due passi dal Vaticano. Si tratta di un McDonald’s, quello gestito dalla Dave S.r.l.; tante vetrine, una storia lunga alle spalle. Si tratta di trenta tra lavoratrici e lavoratori che finiscono in strada. Donne e uomini, italiani e migranti, famiglie e giovanissimi: fotografia di gruppo di chi, dall’oggi al domani, ha perso lavoro e soldi.
Roma 22.05.2018 – Comunicato stampa
:: Fallimento negozio McDonald’s ::
Lavoratrici e lavoratori si mobilitano: “McDonald’s trovi una soluzione!”
Con sentenza del Tribunale di Roma dell’11 aprile scorso, la Dave S.r.l., gestore del negozio McDonald’s di piazza Pio XI (Roma), è stata dichiarata fallita. Questo, nonostante l’andamento tutt’altro che negativo dell’attività commerciale. La mala gestione della Dave S.r.l. è ricaduta integralmente sui dipendenti, che, tra l’altro, hanno continuato a lavorare senza percepire alcuna retribuzione fino al 17 aprile e che, soprattutto, da allora sono senza occupazione e senza stipendio.
Alla rincorsa di diritti e reddito
:: Da venerdì 25 a domenica 27 maggio, tre giorni di festa, musica, teatro, visioni e parole per sostenere le Camere del Lavoro Autonomo e Precario, dal 2013 sperimentazione di sindacato sociale, solidale, mutualistico.
Un Festival per confrontarci sulle forme di organizzazione e di tutela nel tempo della Gig economy, della dittatura degli algoritmi e delle piattaforme, dei lavoretti perenni, del lavoro gratuito, del lavoro autonomo povero e senza diritti, della precarietà dilagante, della disoccupazione strutturale. Uno spazio di incontro per disegnare insieme l’alfabeto dello sfruttamento e delle possibili resistenze; per capire come si lavora e si sopravvive nei distretti della cultura, della comunicazione, dello spettacolo.
Lo scorso 28 marzo, le Camere del Lavoro Autonomo e Precario e SMart hanno avviato un confronto importante sul mutualismo e le nuove forme di organizzazione sindacale. Mettendo al centro il lavoro senza tutele, quello – spesso assai qualificato – privo di welfare come di diritti; in particolare, le tante figure del lavoro della conoscenza, di quello artistico, i freelance e il professionismo atipico. Seppur mettendo in campo strumenti differenti, le CLAP e SMart condividono lo stesso obiettivo: rompere la solitudine e riconquistare la solidarietà; difendere e organizzare il lavoro.
Per sperimentare al meglio questa convergenza, a partire dal mese di maggio le CLAP e SMart propongono a Roma uno sportello di consulenza congiunto: un lunedì al mese presso ESC, un venerdì al mese presso la sede di SMart al Pigneto.
Primo appuntamento il prossimo 7 maggio, a ESC dalle 17:30 alle 20:30. Seconda data il 18/5 in Via Gattamelata 51 (suonare SMart), dalle 11:00 alle 12:30.
Tra Centocelle e Torpignattara, nella semiperiferia est della città, nasce una nuova casa delle CLAP. Dopo alcuni mesi di intensa gestazione, apre finalmente lo sportello di primo contatto di Casale Garibaldi – common at work, spazio sociale di “mutualismo, autogoverno e liberazioni”.
Lo sportello è rivolto a precar* e lavorat* autonom* che hanno bisogno di consulenza legale e fiscale, sostegno mutualistico e sindacale.
Mercoledì 28 marzo,
ore 18 presso Esc – Atelier autogestito (via dei Volsci 159) ::
SMart e le CLAP a confronto ::
Intervengono: Chiara Faini e Francesco Raparelli ::
Introduce e modera: Riccardo Antoniucci ::
Cosa si nasconde dietro al dibattito sul Reddito di cittadinanza, cosa propongono realmente i 5 Stelle e di cosa ci sarebbe bisogno ::
Finalmente, dopo anni in cui il dibattito era relegato a strette cerchie di economisti, sociologi e attivisti, il Reddito di base (o di cittadinanza, o minimo) appare sul palcoscenico della grande politica. Il Movimento 5 Stelle trionfa nell’ultima tornata elettorale e sbandiera nel suo programma, proprio al primo punto, l’introduzione del Reddito di cittadinanza: nei giorni successivi si scatena lo scherno degli avversari politici, che accusano l’elettorato 5 Stelle di essere ingenuo, fannullone e di cercare “soldi facili”, senza lavorare. Contestualmente, si moltiplicano le ricerche in rete sul «Reddito di cittadinanza» e molte persone (fake news o verità?) si rivolgono ai CAF per chiedere il Reddito promesso in campagna elettorale.
L’onda lunga del movimento femminista globale continua ad agire. Dal caso Weinstein in poi, le donne continuano a respingere i ricatti e gli abusi di potere sul lavoro. Da #Metoo a #Wetoogether: questa è la parola d’ordine che Non Una Di Meno rilancia per lo sciopero globale delle donne del prossimo 8 marzo. È in questo contesto che due lavoratrici hanno deciso di rompere il silenzio e denunciare le molestie subite da un manager dell’Hard Rock Cafe di Via Veneto a Roma, raccontando la loro storia al Laboratorio Infosex e alle CLAP (Camere del Lavoro Autonomo e Precario), che le stanno supportando nella battaglia legale e sindacale.
Comunicato stampa – Roma 19.01.2018
:: Dopo un anno di lotte, il Tribunale di Roma rende giustizia alle tre lavoratrici, finte partite Iva. Una vittoria importante contro la precarietà ::
Quasi vent’anni di lavoro senza tutele. Fisioterapiste, finte partite Iva: paghe bassissime, incertezza, niente ferie né malattia. Eppure, nella sostanza, lavoratrici subordinate: orari e turni fissati dall’azienda, prestazione lavorativa interamente comandata dall’azienda. Così a Nemi, nella Casa di Cura “Villa delle Querce”, proprietà POLIGEST S.p.a. Così in tante, troppe strutture sanitarie private accreditate.
La maggior parte dei lavori che riguardano lo studio, la tutela, la promozione e la gestione del patrimonio storico e turistico è da sempre, per ragioni storiche e culturali, campo di sperimentazione e paradigma di lavoro precario, sottopagato e addirittura gratuito.
Per sua stessa costituzione, sembra che dai tempi di Schielimann in poi il mestiere dell’archeologo e tutti quelli a esso collegati non debbano avere, come qualsiasi altra prestazione lavorativa, un corrispettivo economico ma che sia sufficiente come ricompensa una incommensurabile, impagabile e sconfinata passione. È da queste radici culturali che si è fondato il principio di sfruttamento delle professioni legate al patrimonio culturale tangibile, in Italia ma non solo.