La precarietà è la condizione contemporanea del lavoro e della vita. Ha cominciato a esserlo, soprattutto per le giovani generazioni, a partire dalla metà degli anni ’90, si è consolidata negli anni zero; con la crisi è divenuta, propriamente, condizione generalizzata. Tanto che sono venute meno le demarcazioni, ancora evidenti solo un decennio fa, tra lavoro precario e lavoro stabile e, con l’approfondimento della catastrofe economica nell’Eurozona, tra lavoro e disoccupazione.
Sarebbe più opportuno, per afferrare con una parola il mercato del lavoro, e raccontare le nostre vite, usare la nozione di transizione: da un lavoro precario all’altro, dalla partita Iva al contratto precario (e viceversa), dall’impiego stabile (e subordinato) alla disoccupazione. Ancora: da un paese all’altro, assumendo che oggi le migrazioni non riguardano più soltanto le popolazioni del Sud o dell’Est del mondo, ma coinvolgono con forza giovani e meno giovani del Sud Europa.
Ci sono almeno quattro elementi comuni che, nella frammentazione drammatica, uniscono figure lavorative ed esistenziali così diverse: salari o compensi bassi; completa assenza di diritti (maternità, malattia, ferie ecc.); mancato accesso al welfare (reddito di base e previdenza in primo luogo); bassissimi, a volte nulli, livelli di sindacalizzazione o di organizzazione collettiva.
CLAP, le Camere del Lavoro Autonomo e Precario, nascono dalla federazione di esperienze di lotta e auto-organizzazione in diversi territori di Roma. Partiamo dalla necessità di unire ciò che è diviso e ricattabile, il lavoro contemporaneo nella crisi, mettendo al centro i quattro aspetti/problemi comuni appena segnalati.
Obiettivi prioritari delle Camere dunque sono:
– organizzare o favorire l’auto-organizzazione dei non-organizzati, il lavoro senza diritti, precario e intermittente, quello subordinato impoverito e reso fragile dalle riforme neoliberali, quello gratuito (stagisti e tirocinanti), i disoccupati, le partite Iva con bassi redditi;
– conquistare diritti e welfare, a partire dal reddito di base, per chi non ne ha;
– promuovere solidarietà e nuove forme di mutualismo in alternativa alla frammentazione e alla solitudine del lavoro e delle lotte.
Camere territoriali, tre per partire, dislocate in diversi quartieri di Roma, in spazi sociali come Esc, Puzzle, e nella fabbrica recuperata Officine Zero, con un riferimento non casuale all’archeologia del movimento operaio e sindacale italiano. Riteniamo, infatti, che non sia più sufficiente organizzare la rappresentanza del lavoro partendo dalle categorie. È necessario, piuttosto, sostenere l’auto-organizzazione del lavoro a partire dalle piccole o grandi vertenze che investono la metropoli come spazio privilegiato della produzione e dello sfruttamento contemporanei. Non c’è categoria che possa tenere assieme lavoratori dei call center e delle pulizie, grafici e disoccupati, ricercatori e operatori sociali. Esistono comuni sciagure e bisogni e, a partire dall’insistenza territoriale, è possibile costruire il comune delle lotte e della solidarietà.
Oltre al sostegno all’auto-organizzazione, cosa trovate nelle Camere del Lavoro Autonomo e Precario?
– Assistenza legale e ufficio vertenze;
– Consulenza fiscale e previdenziale;
– Formazione sulle normative relative al lavoro e sulla gestione della partita Iva.
Slogan delle prime organizzazioni sindacali americane, alla fine del XIX secolo, quando si trattava di superare il sindacato di mestiere e favorire l’organizzazione di una forza-lavoro immigrata, intermittente, fortemente mobile era: «un torto fatto a uno di noi è un torto per tutti». La sfida del nostro tempo è conferire, nelle lotte e nelle rinnovate forme di mutualismo, attualità a questo slogan.
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Quando e dove?
tutti i lunedì, dalle 17:30 alle 20
Esc, Atelier autogestito (via dei Volsci 159 – San Lorenzo)
Info/contatti/appuntamenti:
info@clap-info.net
Fb: CLAP
Tw: CLAP