Jun 06 16:30
Centro Universitario Zabarella, via Zabarella, 82 Padova
Oct 21 10:30
INPS , Via Delù Padova
E fai l’analista di calciomercato
Il bioagricoltore, il toyboy, il santone
Il motivatore, il demotivato
La risorsa umana, il disoccupato
Perché lo fai?
[…]
Per un mondo diverso
Libertà e tempo perso
E nessuno che rompe i coglioni
Nessuno che dice se sbagli sei fuori.
:: Dietro il mantra della “gig economy”, o del cosiddetto “capitalismo delle piattaforme”, si celano vecchie e nuove forme di sfruttamento ::
[Foto di copertina di Vittorio Giannitelli]
I nuovi lavoratori della logistica, riders, corrieri e fattorini che lavorano sotto l’effige di Deliveroo, Foodora, JustEat e Amazon (per citare le più importanti) ne sono un esempio.
Il bilancio degli ultimi dieci anni, fortemente caratterizzati dalle politiche di austerity imposte dalla governance neoliberale, ci offre un quadro assai desolante. L’Europa tutta è attraversata da una profonda crisi che si articola a livello economico, politico e sociale e da questo punto di vista la situazione in Italia è particolarmente preoccupante. L’approvazione del Jobs Act ha rappresentato un passaggio storico per il nostro Paese. Un provvedimento che da una parte riscrive la legislazione in materia di lavoro cancellando diritti e tutele conquistati con enormi sacrifici in oltre mezzo secolo di lotte, e dall’altro istituisce un nuovo paradigma di vita che riduce milioni di soggetti a una dimensione di precarietà lavorativa ed esistenziale.
Corso di formazione a cura delle CLAP Padova
:: Negli ultimi anni, il mercato del lavoro italiano ed europeo è cambiato radicalmente. Gli interventi legislativi rivolti alla regolazione dei rapporti fra impresa e lavoratori hanno di fatto eroso gran parte dei diritti e delle tutele che nel corso degli anni ‘60 e ‘70 erano state faticosamente costruite attraverso importanti stagioni di lotte e mobilitazione del mondo del lavoro.
La nostra esperienza quotidiana ci insegna che la precarietà non è più una dolorosa e breve transizione riservata ai giovani, ma rappresenta piuttosto la caratteristica principale di tutte le figure del mercato del lavoro contemporaneo. Una condizione che, nella sua brutalità, non è confinata alla sola sfera lavorativa, ma pregiudica la possibilità stessa di costruire delle condizioni di vita dignitose.
Nei giorni scorsi, come di consueto, l’ISTAT ha reso noti i dati sull’occupazione. Nonostante il governo si sia affrettato a celebrare l’aumento del numero degli occupati, marginalizzando l’aumento del tasso di disoccupazione, ad uno sguardo più attento questi dati segnalano qualcosa di diverso. Ciò che salta all’occhio è piuttosto un andamento del tutto in linea con il continuo processo di precarizzazione del lavoro e delle vite divenuto ormai strutturale: una situazione tutt’altro che positiva e che accomuna milioni di persone di tutte le generazioni. A tal proposito, è importante segnalare il significativo aumento del lavoro a tempo determinato che fa da contraltare alla crescita dell’occupazione, spinta, tra l’altro, dalla permanenza nel mercato del lavoro degli over 50 imposto dalla riforma Fornero e dall’abolizione dei vecchi voucher, nonché da quei “contrattini” stagionali che – tipicamente – accompagnano i mesi estivi e che sicuramente svaniranno con la fine dell’estate. Quel che invece lascerà una traccia non trascurabile è il nuovo record negativo relativo all’impennata subita dai contratti a tempo determinato.